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sabato 19 luglio 2008

Dedicato a Marcolino.

Sei nato finalmente! Marco Arnaldo... il nome definisce anche un po' chi sei... Quando lo abbiamo scelto per te ci ricordava una persona conosciuta e amata o semplicementeci piaceva sentirne il suono... Ne abbiamo cercato il significato e in ess ovolevamo scorgere qualche tua bella caratteristica. Più volte ti abbiamo chiamato per nome e cognome, sicuri che nel tuo regno acquatico potessi risponderci con qualche gorgeggio.
Non dimenticheremo mai il giorno della tua nascita. L'attesa è finita e tu ora sei qui tra le braccia di papà. Tra giorno e notte non c'è più differenza: sei arrivato! Riusciamo a star svegli nonostante spossatezza e fatica e non smettiamo di contemplarti. Finalmente ti posso toccare e cullare: dove sei stato in tutto questo tempo?
Non appena sei nato papà voleva gridarlo a tutti , e ha cominciato con nonni e zii. Tra le migliaia di telefoate che ha fatto nella sua vita, quella in cui ti annunciava è stata la più fiera, orgogliosa e possente. Era come se ti dicesse:" Sei bello e pieno di capelli, sei piccolo e forte, non so come prenderti in braccio, spero che ti senta al sicuro, sono il tuo papà".
Il tuo universo liquido si è dissolto e stai imparando a conoscere la mamma ed il papà. Finalmente ti posso nutrire guardandoti in volto. Quante volte incrociando i tuoi occhi mi sono chiesta chi sei, cosa volevi esprimermi con il tuo sguardo fisso immobile sul mio. E quante volte ho conservato per me la domanda.
Salire in macchina in tre: mamma, papà e te e condurti per la prima volta verso la nostra casa... che emozione! Che meraviglia rivedere le strade che conosco senza la fretta di quando sono entrata all'ospedale e non vedere l'ora di scorgere il fiocco sulla porta di casa, la nostra casa.
Ora si comincia a vivere con te: io e papà abbiamo un grande desiderio di farti conoscere a tutte le persone care. Quante visite, quanti sguardi felici e curiosi, quanti regali abbiamo ricevuto. E tutti a cercare in te somiglianze di volti e voci, colore di capelli, forma delle mani. Che bello dire che tu sei nostro figlio e siamo fieri di te, nonostante il sonno che ci fai mancare.
Grazie Dio per averci donato questo figlio: con quali mani umane sapremo cullarlo, cambiarlo, accarezzarlo? Di ora in ora ci preoccupiamo del tuo corpo e delle tue necessità fisiche, a volte ci sentiamo euforici e possinti, altre ancora esausti e isterici: cosa ci chiedi? Tu Dio proteggilo e custodiscilo nell'anima, nella parte più intima che ti appartiene. A te Dio chiediamo la mano divina per cullarlo nello spirito, per amarlonella paura e condurlo nella vita.
Osservando i tuoi piedi mi sembra impossibile che un giorno possano sostenere il tuo corpo energico e vitale. Non appena li accarezzo mi fai vedere come sono arcuati e prensili. E le tue mani, così piccine e tenere, quando un mio dito le sfiora vi si aggrappano all'istante senza più mollare la presa.
All'ospedale le infermiere del nido erano abilissime nell'accudirti e lavarti con disinvoltura. Noi a casa temiamo di farti del male ogni qualvolta ti togliamo camiciola e tutina. Sei nelle nostre mani quando ti immergiamo nell'acqua, ti muovi in continuazione finchè non ti cospargiamo di olio, di crema, di profumo e ti rivestiamo... Chissà a cosa pensi.
Non è assolutamente facile sopportare il tuo pianto. Quando ti fai sentire non si riesce a restare inerti, ci chiami e subito dobbiamo accorrere. Ti calmi con un abbraccio, con una carezza sulla testa e una passeggiata all'aria aperta. A volte non sappiamo proprio come calmare il tuo lamento... cosa dobbiamo fare con te?
Sei una meraviglia! Abbiamo aspettato per mesi la tua reazione e un tuo cenno alle nostre strane espressioni della faccia, ai nostri gorgheggi e al solletichino. E alla fine magari ti metti a sorridere per prima alla nonna. Il tuo sorriso e i tuoi occhi lucenti sono come l'aria tersa e fresca in un giorno di settembre dopo una tempesta.
Quante volte ci siamo ritrovati svegli papà ed io, nel cuore della notte, con te che piangi e non dormi; e ancora mezzzi addormentati alle dieci del mattino perchè stanchi e affaticati prima di cominciare la giornata. Nel tuo sonno ti osserviamo respirare con quiete e ci dà forza la consapevolezza che laddove una mamma ed un papà non possono essere, lì c'è Dio che veglia su di te.
Non so come ho potuto aspettare quasi 32 anni prima di averti.
Ti amo più della mia vita.

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