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martedì 3 giugno 2008

Foibe

Le foibe sono cavità carsiche di origine naturale con un ingresso a strapiombo. È in quelle voragini dell’Istria che fra il 1943 e il 1947 sono gettati, vivi e morti, quasi diecimila italiani.La prima ondata di violenza esplode subito dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943: in Istria e in Dalmazia i partigiani slavi si vendicano contro i fascisti e gli italiani non comunisti. Torturano, massacrano, affamano e poi gettano nelle foibe circa un migliaio di persone. Li considerano “nemici del popolo”. Ma la violenza aumenta nella primavera del 1945, quando la Jugoslavia occupa Trieste, Gorizia e l’Istria. Le truppe del Maresciallo Tito si scatenano contro gli italiani. A cadere dentro le foibe ci sono fascisti, cattolici, liberaldemocratici, socialisti, uomini di chiesa, donne, anziani e bambini. Lo racconta Graziano Udovisi, l’unica vittima del terrore titino che riuscì ad uscire da una foiba. È una carneficina che testimonia l’odio politico-ideologico e la pulizia etnica voluta da Tito per eliminare dalla futura Jugoslavia i non comunisti. La persecuzione prosegue fino alla primavera del 1947, fino a quando, cioè, viene fissato il confine fra l’Italia e la Jugoslavia. Ma il dramma degli istriani e dei dalmati non finisce. Nel febbraio del 1947 l’Italia ratifica il trattato di pace che pone fine alla Seconda guerra mondiale: l’Istria e la Dalmazia vengono cedute alla Jugoslavia. Trecentocinquantamila persone si trasformano in esuli. Scappano dal terrore, non hanno nulla, sono bocche da sfamare che non trovano in Italia una grande accoglienza. La sinistra italiana li ignora: non suscita solidarietà chi sta fuggendo dalla Jugoslavia, da un paese comunista alleato dell’URSS, in cui si è realizzato il sogno del socialismo reale. La vicinanza ideologica con Tito è, del resto, la ragione per cui il PCI non affronta il dramma, appena concluso, degli infoibati. Ma non è solo il PCI a lasciar cadere l’argomento nel disinteresse. Come ricorda lo storico Giovanni Sabbatucci, la stessa classe dirigente democristiana considera i profughi dalmati “cittadini di serie B”, e non approfondisce la tragedia delle foibe. I neofascisti, d’altra parte, non si mostrano particolarmente propensi a raccontare cosa avvenne alla fine della seconda guerra mondiale nei territori istriani. Fra il 1943 e il 1945 quelle terre sono state sotto l’occupazione nazista, in pratica sono state annesse al Reich tedesco. Per quasi cinquant’anni il silenzio della storiografia e della classe politica avvolge la vicenda degli italiani uccisi nelle foibe istriane. È una ferita ancora aperta “perché, ricorda ancora Sabbatucci, è stata ignorata per molto tempo”. Il 10 febbraio del 2005 il Parlamento italiano ha dedicato la giornata del ricordo ai morti nelle foibe. Inizia oggi l’elaborazione di una delle pagine più angoscianti della nostra storia.


La vignetta qua sotto è stata pubblicata nel febbraio 2006 sul sito dei giovani comunisti italiani in contemporanea alla giornata della memoria. A dimostrazione che i giovani comunisti del Pdci non son solo gente plumbea, ma anche ignorante. Visto che è noto che nelle cavità carsiche finirono non solo fascisti ma anche molti italiani non fascisti, antifascisti, partigiani, ebrei, donne e bambini. Semplicemente perchè italiani. Ma si diceva che quella dei giovani comunisti del Pdci è solo la manifestazione più visibile e più rozza del livore che permane verso la causa e la vicenda umana delle genti d'Istria e Dalmazia. Basta farsi un giro su Indymedia, il sito che funziona da cervello collettivo di tutta la galassia disobbediente e no global, per imbattersi in maramaldeggiamenti su foibe e infoibati. In una pagina del sito infatti campeggia una grande foto del maresciallo Tito corredata dalla nota: «Un eroe del nostro tempo, un grande combattente per la libertà, per la verità e per i diritti umani».

Nell'abbozzata biografia del dittatore jugoslavo invece a proposito delle foibe si legge: «Finita la guerra Tito si appropria dell'Istria italiana. Una vicenda dolorosa, quella della spartizione della penisola, con migliaia di profughi che devono lasciare le loro case, mentre quelli che restano sono vittime di sanguinose faide ("foibe")». Dove le foibe sembrano un accidente della storia e non l'esito tragico dell'ordine criminale dato dallo stesso Tito ai suoi soldati di spazzare via gli italiani in un'operazione di pulizia etnica di inaudita ferocia. Operazione che miete evidentemente consensi tra i frequentatori di Indymedia. Sotto la vignetta comparsa sul sito del Pdci infatti, si leggevano commenti come questi: «10-100-1000 foibe. Perché provare pietà per dei morti fascisti?», scriveva uno che si firmava Ska e precisava di «non essere uno stalinista ma un no global».Mentre a chi ricorda che nelle foibe furono trovati anche dei bambini e chiede polemicamente ai suoi interlocutori del forum di Indymedia se fossero "spie fasciste" pure loro, un certo Antifa rispose: «Lo sarebbero diventati da adulti. L'antifascismo militante è saggio e lungimirante». Se poi dal rivendicazionismo si passa al negazionismo ci si ritrova nelle farneticazioni dei marxisti leninisti italiani. La loro tesi è che nel settembre 1943 non 15 mila come furono ma «circa 500 fascisti italiani, slavi collaborazionisti e soldati tedeschi furono giudicati colpevoli di crimini contro la popolazione locale, passati per le armi dai partigiani slavi e italiani e i loro corpi infoibati».Fenomeni isolati? Purtroppo no.

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