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lunedì 30 giugno 2008

Il Caffè Sospeso - Luciano De Crescenzo

" A Napoli, una volta, c'era una bella abitudine: quando una persona stava su di giri e prendeva un caffè al bar, invece di uno ne pagava due. Il secondo lo riservava al cliente che veniva subito dopo. Detto con altre parole, era un caffè offerto all'umanità. Poi, di tanto in tanto, c'era qualcuno che si affacciava alla prta del bar e chiedeva se c'era un "sospeso". Tutto questo era dovuto al fatto che erano più i clienti poveri di quelli ricchi. Oggi purtroppo non solo non esiste più chi paga un "sospeso" ma nemmeno chi è disposto ad accettarlo. Un giorno ho conosciuto un brav'uomo, bisognoso di fare amicizie, che di "sospesi" ne pagava addirittura cinque..."

Mi era sembrava una bella idea e l'ho proposto nel bar dove vado di solito... mi hanno presa per deficiente...

mercoledì 25 giugno 2008

Dedicato a tutte le mamme del mondo.

Un bambino che stava per nascere a questo mondo domandò a Dio:
Mi dicono che sto per essere inviato sulla terra...
Come io potrò vivere se sono così piccolo e indifeso?
E Dio rispose: tra la moltitudine degli angeli ,
io ne ho scelto uno speciale per te.
Sta aspettandoti e si prenderà cura di te.
Ma dimmi: qui in cielo io non faccio null'altro che cantare e
sorridere e ciò è sufficiente per essere felice.
Sarò felice la?
Il tuo angelo canterà e sorriderà per te...
Ogni giorno, in ogni istante, tu sentirai l'amore del tuo angelo e sarai felice.
Come potrò capire quando mi parleranno,
se io nemmeno conosco la lingua degli uomini?
Con tanta pazienza e amore il tuo angelo ti insegnerà a parlare.
Che cosa potrò fare quando avrò il desiderio di parlarti?
Il tuo angelo ti insegnerà a mettere le mani giunte e a pregare.
Ho sentito dire che sulla terra ci sono degli angeli cattivi.
Chi mi proteggerà?
Il tuo angelo ti difenderà anche con il rischio della propria vita.
Ma io sarò sempre triste perchè non potrò più vederti.
Il tuo angelo sempre ti parlerà di me,
ti insegnerà il modo di venire a me,
e io sarò sempre dentro di te.
In quel momento il cielo si fece molto silenzioso,
e le voci della terra si potevano sentire.
Il bambino avvicinandosi a Dio, chiese sottovoce
Oh Dio io sono pronto per partire, ma dimmi
per favore il nome del mio angelo.
E dio rispose:
Chiamerai il tuo angelo, Mamma!

domenica 8 giugno 2008

Gli Aram Quartet

Una cosa mi farà sempre ricordare il mio periodo di maternità: la trasmissione X Factor e più precisamente gli Aram Quartet. Gli Aram Quartet sono 4 ragazzi che cantano meravigliosamente e sono stati scoperti da Morgan. Oggi ho fatto una piccola ricerca su Google... e... ecco cosa ho tovato...




Stare a raccontare tutto sarebbe troppo lunga... cliccate sul loro sito

mercoledì 4 giugno 2008

Io sono viva e sono qui...

Eccomi di nuovo qua... Dio come mi è cambiata la vita... Era il 24 di agosto ed io ero al mare con la Manu. Per zittire mia sorella che continuava con la solfa "Fai il test, fai il teesttt" siamo andate in farmacia. Era pomeriggio, la Manu dormiva ed io sono entrata in stanza e ho fatto questo benedetto test. Il mio primo pensiero? "Oh cazzo è positivo. Punto primo: smettere di fumare! Domani magari" e mi accendo una Marlboro Light.

Chiamo Flavio. "Flà, sono in cinta". Tra un po' sviene. Ha voglia di raggiungermi immediatamente ma non può.

"Anna (mia sorella) avevi ragione". Felicissima.

"Mamma? Ciao, tutto bene? Sei seduta? No, perchè sono in cinta..." Elei "Non è possibile, rifai il test" ( Ho rifatto il test ben 4 volte prima che lei mi credesse per davero).

Il 21 settembre vado ad una visita ginecologica, ho la conferma. Sono in cinta. Cazzo. Divento mamma. E' finita l'era della Elena cazzara ( o forse no?).

Altra tappa importante: è il 15 ottobre. Sono in ospedale per fare il test combinato. Sono in sala d'attesa. Neonati che piangono. Puerpere massacrate dal parto. Future mamme con un pancione tale che non riescono a vedersi i piedi. "Io non sono in cinta. Io non voglio assolutamente essere mamm". Entro. Ecografia. Vedo mio figlio. Vedo la testa, le gambe. E' un esperienza che non trova parole per essere spiegata. Esco. "Sono in cinta. Diventerò mamma. Sono fiera di me!".

Il 24 ottobre sento il mio cucciolo per la prima volta. Niente di che, solo uno sfarfallio nella pancia, ma è una sensazione stupefacente, come tutte le volte che poi l'ho sentito in seguito: già mi faceva compagnia dalla pancia. Nella foto sotto
mi manca un mese al parto... avevo una pancia immensa... Dopo una gravidanza per niente tutta rose e fiori, lunedì 28 aprile vado in ospedale e mi viene indotto il parto tramite l'inserimento di una fettuccia. Alle 21:55 chiamo Flavio che si è appena seduto a tavola: ho rotto le acque, ma decido di farlo stare a casa. Sono le 23. Entro in travaglio. Chiamo l'ostetrica e arriva un'inserviente che mi dice che mi devo tenere il dolore. Le tiro dietro madonne che nemmeno uno scaricatore di porto conosce. Esco in corridoio. In stanza è appena arrivato Pietro con la sua mamma ed i suoi vagiti mi danno fastidio. L'ostetrica Enza mi segue nel corridoio. Alla 1:00 chiamo Flavio. Deve venire presto. Entro in sala travaglio, mi visitano ( un male porco) e ho solo 2cm di dilatazione e Marco è ancora tanto in su... Non ho detto niente. Non ho urlato. Non ho parlato. Avevo solo voglia di un'antiacido. Flavio mi guardava in silenzio seduto su di uno sgabello accanto a me. Avevo voglia di spingere, ma non potevo. Alle 4 perdo la calma. Chiamo Francesca, l'ostetrica che era con me in sala parto. Non va bene. Chiama il ginecologo. Non va bene. Cinque ore di travaglio, 3 ore di voglia di spingere repressa e la dilatazione è rimasta a 2cm e Marco ancora non ha voglia di scendere. Vedo il ginecologo e lo insulto. Decidono per il taglio cesareo. Dopo 3 iniezioni decidono che non possono farmi l'anestesia locale ed optano per quella totale. Non vedrò mio figlio nascere cazzo. Mi sveglio poco dopo le 5. Sento dei vagiti. Vedo Flavio con la creatura più bella del mondo in braccio e non sa cosa fare. Il mio cucciolo è nato alle 4:47del 29 aprile 2008. Tutto ciò che è venuto dopo non importa.

martedì 3 giugno 2008

Foibe

Le foibe sono cavità carsiche di origine naturale con un ingresso a strapiombo. È in quelle voragini dell’Istria che fra il 1943 e il 1947 sono gettati, vivi e morti, quasi diecimila italiani.La prima ondata di violenza esplode subito dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943: in Istria e in Dalmazia i partigiani slavi si vendicano contro i fascisti e gli italiani non comunisti. Torturano, massacrano, affamano e poi gettano nelle foibe circa un migliaio di persone. Li considerano “nemici del popolo”. Ma la violenza aumenta nella primavera del 1945, quando la Jugoslavia occupa Trieste, Gorizia e l’Istria. Le truppe del Maresciallo Tito si scatenano contro gli italiani. A cadere dentro le foibe ci sono fascisti, cattolici, liberaldemocratici, socialisti, uomini di chiesa, donne, anziani e bambini. Lo racconta Graziano Udovisi, l’unica vittima del terrore titino che riuscì ad uscire da una foiba. È una carneficina che testimonia l’odio politico-ideologico e la pulizia etnica voluta da Tito per eliminare dalla futura Jugoslavia i non comunisti. La persecuzione prosegue fino alla primavera del 1947, fino a quando, cioè, viene fissato il confine fra l’Italia e la Jugoslavia. Ma il dramma degli istriani e dei dalmati non finisce. Nel febbraio del 1947 l’Italia ratifica il trattato di pace che pone fine alla Seconda guerra mondiale: l’Istria e la Dalmazia vengono cedute alla Jugoslavia. Trecentocinquantamila persone si trasformano in esuli. Scappano dal terrore, non hanno nulla, sono bocche da sfamare che non trovano in Italia una grande accoglienza. La sinistra italiana li ignora: non suscita solidarietà chi sta fuggendo dalla Jugoslavia, da un paese comunista alleato dell’URSS, in cui si è realizzato il sogno del socialismo reale. La vicinanza ideologica con Tito è, del resto, la ragione per cui il PCI non affronta il dramma, appena concluso, degli infoibati. Ma non è solo il PCI a lasciar cadere l’argomento nel disinteresse. Come ricorda lo storico Giovanni Sabbatucci, la stessa classe dirigente democristiana considera i profughi dalmati “cittadini di serie B”, e non approfondisce la tragedia delle foibe. I neofascisti, d’altra parte, non si mostrano particolarmente propensi a raccontare cosa avvenne alla fine della seconda guerra mondiale nei territori istriani. Fra il 1943 e il 1945 quelle terre sono state sotto l’occupazione nazista, in pratica sono state annesse al Reich tedesco. Per quasi cinquant’anni il silenzio della storiografia e della classe politica avvolge la vicenda degli italiani uccisi nelle foibe istriane. È una ferita ancora aperta “perché, ricorda ancora Sabbatucci, è stata ignorata per molto tempo”. Il 10 febbraio del 2005 il Parlamento italiano ha dedicato la giornata del ricordo ai morti nelle foibe. Inizia oggi l’elaborazione di una delle pagine più angoscianti della nostra storia.


La vignetta qua sotto è stata pubblicata nel febbraio 2006 sul sito dei giovani comunisti italiani in contemporanea alla giornata della memoria. A dimostrazione che i giovani comunisti del Pdci non son solo gente plumbea, ma anche ignorante. Visto che è noto che nelle cavità carsiche finirono non solo fascisti ma anche molti italiani non fascisti, antifascisti, partigiani, ebrei, donne e bambini. Semplicemente perchè italiani. Ma si diceva che quella dei giovani comunisti del Pdci è solo la manifestazione più visibile e più rozza del livore che permane verso la causa e la vicenda umana delle genti d'Istria e Dalmazia. Basta farsi un giro su Indymedia, il sito che funziona da cervello collettivo di tutta la galassia disobbediente e no global, per imbattersi in maramaldeggiamenti su foibe e infoibati. In una pagina del sito infatti campeggia una grande foto del maresciallo Tito corredata dalla nota: «Un eroe del nostro tempo, un grande combattente per la libertà, per la verità e per i diritti umani».

Nell'abbozzata biografia del dittatore jugoslavo invece a proposito delle foibe si legge: «Finita la guerra Tito si appropria dell'Istria italiana. Una vicenda dolorosa, quella della spartizione della penisola, con migliaia di profughi che devono lasciare le loro case, mentre quelli che restano sono vittime di sanguinose faide ("foibe")». Dove le foibe sembrano un accidente della storia e non l'esito tragico dell'ordine criminale dato dallo stesso Tito ai suoi soldati di spazzare via gli italiani in un'operazione di pulizia etnica di inaudita ferocia. Operazione che miete evidentemente consensi tra i frequentatori di Indymedia. Sotto la vignetta comparsa sul sito del Pdci infatti, si leggevano commenti come questi: «10-100-1000 foibe. Perché provare pietà per dei morti fascisti?», scriveva uno che si firmava Ska e precisava di «non essere uno stalinista ma un no global».Mentre a chi ricorda che nelle foibe furono trovati anche dei bambini e chiede polemicamente ai suoi interlocutori del forum di Indymedia se fossero "spie fasciste" pure loro, un certo Antifa rispose: «Lo sarebbero diventati da adulti. L'antifascismo militante è saggio e lungimirante». Se poi dal rivendicazionismo si passa al negazionismo ci si ritrova nelle farneticazioni dei marxisti leninisti italiani. La loro tesi è che nel settembre 1943 non 15 mila come furono ma «circa 500 fascisti italiani, slavi collaborazionisti e soldati tedeschi furono giudicati colpevoli di crimini contro la popolazione locale, passati per le armi dai partigiani slavi e italiani e i loro corpi infoibati».Fenomeni isolati? Purtroppo no.